Rimanenze di abbigliamento intimo? Scopri il ruolo dello stocchista

Le rimanenze di magazzino

Succede da sempre e a maggior ragione in periodi di crisi mondiale, che buona parte di magazzino rimanga piena di capi invenduti. Mentre la moda procede a ritmi vertiginosi, la vendita al dettaglio non risponde con altrettanta velocità. Molti negozi di abbigliamento anche intimo, riforniti a dovere prima della stagione, si ritrovano con buona parte di invenduto nonostante saldi e campagne svendite, nel momento in cui il magazzino va aggiornato per la stagione successiva.

Non si tratta di un fallimento, chi opera nel settore sa bene che più che una perdita è un effetto collaterale della vendita pret a porter. Chi vende abbigliamento intimo ed è costretto ad inseguire tendenze o quanto meno a variare l’assortimento in vetrina, sa bene che a fine stagione si ritroverà con parte della collezione invenduta, merce da eliminare alla svelta per far posto al campionario della stagione imminente.

I margini sulle vendite sono già stati compromessi nel periodo dei saldi e vendere palesemente sottocosto non è consentito, nè sarebbe etico. In questi casi vengono in soccorso dei negozianti gli stocchisti di abbigliamento intimo, commercianti che operano sfruttando le rimanenze di magazzino, trasformandole in una vera e propria risorsa.

Chi è lo stockista

Immaginiamo di essere titolari di un negozio di abbigliamento e di proporre una nuova linea alla moda per l’inverno a 100 €. Passato il periodo degli acquisti in genere subito dopo le feste natalizie, quando i consumi rallentano al minimo, parte la stagione dei saldi e lo stesso prodotto che si vendeva a 100 €, in svendita ne costa 40/50. Le vendite ripartono, gli acquirenti fanno la fila ai negozi per accaparrarsi capi d’abbigliamento ancora di moda e a prezzo di realizzo. In questa fase il rivenditore non guadagna, il suo ricavo lo ha ottenuto durante il periodo delle vendite ufficiali, ma deve liberarsi di merce che presto non sarà più richiesta perchè fuori moda. È un pò come vendere prodotti deperibili, che vanno a male in poco tempo.

Ma nemmeno vendere a metà prezzo basta a disfarsi di tutta la merce a magazzino, forse potrebbe servire vendere al 15/20%. Ma proviamo ad immaginare cosa penserebbe un acquirente che ha pagato un articolo a prezzo pieno, vederne uno identico in vendita al 15% di quanto lo ha pagato lui. Il rivenditore al di sotto di una certa soglia di prezzo pur volendo, non può scendere.

A questo punto interviene lo stocchista, che gira per i rivenditori per comprare i residui di magazzino in toto (in stock) ad un prezzo irrisorio. Nella transazione ognuna delle parti riceve il suo tornaconto, lo stockista fa un affare e il rivenditore libera il magazzino ricavando ulteriori spiccioli dalla vendita dell’intera stagione.

Cosa guadagna lo stockista

Lo stockista guadagna e anche bene. Compra merce comunque di ultima produzione, ancora in voga con pochi soldi, in genere al 10% del valore e la rivende nei mercatini di tutta Italia, siti lontani centinaia di km dal negozio che gli ha ceduto la merce. Il prezzo che applica è decisamente basso (intorno al 20/25% del valore) e le vendite impazzano.

I mercatini rionali sono strapieni di acquirenti in cerca dell’affare, lo stockista guadagna anche poco ma su una grossa quantità di merce e costituisce quasi l’intera fetta del business che anima gli ambulanti che riempiono i mercatini. Lo stockista è un mestiere antico come il mondo, ultimamente riscoperto e valorizzato in occasione della crisi economica. Intorno a questo affare sono nate vere e proprie organizzazioni che mettono in contatto i rivenditori con gli stockisti. Sul web ci sono siti appositamente dedicati e app adibite all’incontro tra domanda e offerta.

È un mercato che difficilmente può incontrare periodi di magra, non finché la moda impone i suoi dettami all’intero indotto.

Per ulteriori informazioni: https://www.ritirostock24.com/stocchista-abbigliamento/intimo

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